mercoledì 15 aprile 2020

STEP #08 - STORIA DELLA TECNOLOGIA NEL PERIODO ANTICO

METODI DI TRATTARE L'INFORMAZIONE NEL PERIODO ANTICO



Al giorno d'oggi l'informatizzazione sta raggiungendo dei livelli altissimi, i modi di trattare le informazioni diventano molteplici, si stima che si siano prodotti più dati negli ultimi sei mesi che in tutta la storia dell'umanità. Ma una domanda sorge spontanea: come si trattava l'informazione nel periodo antico? Gli uomini che popolavano il nostro pianeta 100.000 anni fa comunicavano attraverso gesti che gradualmente hanno ceduto il posto alla lingua parlata. Man mano che la società diventava più complessa, la memoria collettiva del gruppo non bastava più per tramandare oralmente tutte le cose importanti. Era necessario avere una memoria al di fuori dell’oralità.
Il periodo preistorico (da 50.000 a 10.000 anni a.C.) ci ha lasciato numerose testimonianze di comunicazione. I primi archeologi consideravano gli utensili di osso, le sculture e i dipinti rupestri di questo periodo come artefatti legati a rituali magici. Successivamente, però, si è compreso che essi rappresentavano anche il tentativo sistematico degli uomini preistorici di usare certi simboli per registrare le informazioni sull’ambiente naturale in cui vivevano. Erano, insomma, dei veri e propri media, prime testimonianze della scrittura. Nel periodo compreso tra i 12.000 e i 4000 anni a.C. fioriscono la civiltà dei Sumeri e degli Egiziani. Molti studiosi affermano che fu proprio con l’origine di queste civiltà che nacque la scrittura. Le loro idee su questo periodo sono basate non tanto su nuove scoperte archeologiche, quanto su una interpretazione delle scoperte già fatte secondo la prospettiva della comunicazione.
È stato ampiamente dimostrato che prima della comparsa della scrittura, le società del passato prendevano nota degli scambi commerciali e dello sviluppo economico su mattoni di terracotta delle dimensioni di tre centimetri circa. Molti di questi mattoni somigliano a degli ‘ideogrammi’, ovvero a dei segni convenzionalizzati che non hanno alcun legame iconico con ciò che rappresentano. Il primo sistema di scrittura fu elaborato in Mesopotamia attorno al 3500 a.C. ed era basato appunto sugli ideogrammi. Questi primi artefatti si possono considerare come forme di scrittura tridimensionale astratta che, a causa di certi mutamenti sociali ed economici, si sono evolute in un più efficiente sistema di scrittura bidimensionale. Le civiltà più antiche – sostiene Harold Innis – hanno un orientamento culturale che è di tipo spaziale o temporale. A seconda della natura del medium dominante usato da una civiltà, l’orientamento culturale di quella civiltà cambia. Per esempio, la ‘pietra’ nell’antico Egitto era un medium durevole ‘legato al tempo’ che ha favorito la creazione di un governo assoluto di diritto divino altamente centralizzato. Per questo la scrittura geroglifica degli Egiziani ha prodotto accurati calendari attorno ai quali si organizzava tutto il sistema agricolo. Con l’arrivo del ‘papiro’, medium più leggero ‘legato allo spazio’, si rese possibile l’amministrazione a distanza, e ciò cambiò l’orientamento culturale della civiltà egizia. I sacerdoti estesero il loro potere anche perché i faraoni avevano bisogno del loro aiuto per creare una burocrazia amministrativa capace di usare i nuovi mezzi di comunicazione per governare un impero in continua espansione. Marshall McLuhan ha sviluppato la sua nozione di media freddi e caldi proprio a partire dagli studi di Innis. La scrittura è considerata un elemento fondamentale di tutte le grandi civiltà, a eccezione di quella degli Incas del Perù, i quali non la conoscevano. Essi avevano un altro medium per conservare le informazioni. Si tratta del quipu, una serie di corde di diversa lunghezza, spessore e colore intrecciate tra di loro. Gli Incas usavano il quipu per conservare le informazioni sulla produzione di cereali, sulle tasse, sul censo e su molte altre cose. Essendo un medium leggero e facilmente trasportabile, il quipu era ideale per amministrare a distanza un impero vasto come quello inca. 
Come abbiamo già detto, l’avvento dei primi sistemi di scrittura provocò una grande rivoluzione nella comunicazione. I primi scritti, usati solo a scopo economico o politico, permisero la registrazione e conservazione di vaste quantità di informazioni. I segni impiegati rappresentavano idee, oggetti, azioni, non suoni. Soltanto più tardi, in luoghi come l’antico Egitto e Babilonia, la scrittura sviluppò una dimensione acustica: il geroglifico o il carattere cuneiforme presero allora a indicare non tanto l’oggetto rappresentato, quanto il suono emesso nel pronunciare il nome dell’oggetto. Attorno alla fine del 1500 a.C. si sviluppò l’alfabeto fenicio, composto da 22 caratteri, ciascuno dei quali rappresentava una consonante legata a diverse sillabe possibili. La giusta sillaba doveva essere dedotta dal contesto delle lettere adiacenti e il processo di lettura era di conseguenza lento. Era però un alfabeto piuttosto economico che si avvicinava molto alla lingua parlata. Quando i Fenici (popolo di marinai) entrarono in contatto con i Greci dell’Asia Minore, furono aggiunte all’alfabeto le vocali. Questo nuovo modo di scrittura e di lettura, che costituiva una buona approssimazione della lingua parlata, divenne presto l’antenato di tutti i successivi sistemi di scrittura dell’Occidente. 


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